Questa mattina mi stavo dirigendo come al solito a lavoro quando a un certo punto, fermo in coda al semaforo rosso, la mia attenzione è stata rapita dall'equipaggio della macchina retrostante.
Essendo un "Suv" la visuale dei passeggeri che avevo dalla prospettiva della mia piroga risultava molto chiara e pertanto ho potuto osservare un padre che accompagnava a scuola il figlio appena adolescente, il quale con un libro in mano se ne stava tutto assorto a ripassare tra se e se la lezione della probabile interrogazione.
Questa immagine mi ha fatto tenerezza, ma al tempo stesso anche molta tristezza, facendomi realizzare quanto gli ultimi 30 anni siano veramente volati e come sempre quando si ripensa al passato viene spontaneo fare un bilancio della propria vita, ponderare i pro e contro, nella speranza di non avere rimorsi e/o rimpianti.
Abbiamo un po tutti paura di ammettere di aver sbagliato o la sensazione di non aver vissuto pienamente, oltre a ciò una interrogazione che mi pongo spesso è: "Io quando ho smesso di sognare?".
In realtà lo so e più che bene, era domenica 11 luglio 1982, la domenica del 3° trionfo mondiale dell'Italia nei mondiali di calcio e da quel giorno la mia vita prese una precisa direzione, a me piace pensare che in quel tempo sia avvenuto il mio "sliding doors".
Nonostante sulla predestinazione sia quasi un luterano convinto, a volte mi chiedo se il mio cammino doveva proprio essere questo, forse Sant'Agostino è più nel giusto? Esiste il cosidetto libero arbitrio di Dio? Mi piacerebbe pensarlo e mi piacerebbe poter tornare in quel preciso attimo e bloccare il "me" bambino, spalancandogli l'altra porta del destino.
Smettere di sognare credo sia una delle cose più brutte che possa capitare, smettere di sognare significa perdere l'innocenza, l'entusiasmo nelle cose, la fiducia in se stessi e negli altri.
Sono fermamento convinto che smettere di sognare sia una forma di morte non violenta, in un certo senso è una morte spirituale.
Ho usato volutamente una parola molto forte per accentuare quello che è il mio personale pensiero, ma forse il termine giusto in questo caso è "stasi" dell'anima perché, se è vero che si continua la propria vita giorno dopo giorno, in realtà siamo come divisi.
Quando a smettere di sognare è un bambino o un adolescente, in un età invece che vive e si nutre prettamente di sogni, non avendo ancora spalle forti per sopportare i violenti terremoti, si è soggetti a conseguenze ineluttabili; si cresce, si deve crescere in fretta, ma al contempo una parte di noi rimane bambino, un bambino che però guarda al mondo con disincanto, con gli occhi dell'adulto.
Bisogna lavorare molto su se stessi, anni per ritrovare il giusto equilibrio nella propria esistenza, qualcuno vi riesce, qualcun'altro solo in parte, molti cadono.
Ovviamente molto dipende dai traumi soggettivi che si verificano e anche se per natura l'uomo è portato a vedere "in primis" la propria sofferenza come assoluta, risulta antipatico e superficiale vederne per forza una classifica.
Ogni singola persona reagisce differentemente, chi sviluppa una corazza di freddezza per non essere più intaccato, chi invece una marcata ipersensibilità, il trucco sta forse nel non voltarsi mai, nel guardare sempre e solo avanti?
In tutti i casi si può ben dire quanto sia dura la salita, ma ragazzi questa è la vita e per me se ancora non è chiaro "i sogni aiutano a vivere meglio"!
...xò come scrivono Ki o Didi, non ricordo più, "Il modo migliore per realizzare i propri sogni e' svegliarsi...", ma ovviamente per farlo bisogna ricominciare a sognare
RispondiElimina:-)!!!!!
E vorrei citare di nuovo Didi che ha selezionato questa splendida:
RispondiElimina"I sogni si avverano: se non esistesse questa possibilità la natura non ci spingerebbe a sognare".
John Updike
Vero, alcune volte i sogni si avverano, ma altrettante volte si avverano anche gli incubi e se va di culo ciò che all'inizio era un incubo può divenire un sogno!
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