lunedì 29 marzo 2010

MINE VAGANTI

Potrebbe tranquillamente essere il titolo di uno dei miei soliti post, del resto le mine vaganti che mi circondano sono numerose e le acrobazie che debbo fare per non saltarci sopra sono estenuanti, solo che in questo caso non sono le mine a esplodere ma il sottoscritto...
Uhm, cipicchia, come al solito tendo a divagare! Stavo dicendo che Mine vaganti poteva essere il titolo di un mio solito post e invece questa volta è il titolo di un bel film che mi sono regalato venerdì sera, la prima vera  serata primaverile della stagione.
La pellicola è del regista Ferzan Ozpetek e non nascondo che mi sono avvicinato alla sua visione con molto scetticismo, pensando di dover stare due ore seduto con le flebo in endovena.
Beh, credo che un po' tutti possano avere questa sensazione sul pur bravo regista, del resto i suoi precedenti brillano per pesantezza e trasmettono allo spettatore un angoscia cupa e soffocante.
Invece questa volta è riuscito finalmente a raccontare temi di forte connotazione sociale, come l'omosessualità e l'emarginazione, trasportati nella realtà della provincia italiana, con una leggerezza ed una sobrietà inaspettate e alla fine sono state due ore in cui la platea ha riso di cuore tra la marea di battute esilaranti, a volte anche forti, ma mai volgari.
Un cast devo dire fenomenale, dove ogni attore è perfettamente dentro la singola parte recitativa, ma allo stesso tempo è sempre in sintonia con la coralità,  persino Riccardo Scamarcio è sembrato bravo.
Oltre agli attori menzione va data anche alla bella fotografia che racconta il Salento e in particolare la bella cittadina di Lecce con il suo centro storico ricco di arte.
La storia in se, invece non è poi niente di nuovo, alla fine è la solita storia in cui si parla della difficoltà di una famiglia borghese quando viene messa a conoscenza dell'omosessualità del figlio maschio, solo che qui....   Eh eh, troppo facile volete sapere come contiunua? andate a vederlo!

mercoledì 24 marzo 2010

IL PIANTO DI UNA MADRE























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lunedì 8 marzo 2010

INVICTUS

Sabato sera sono andato a vedere al cinema "Invictus" l'ultimo opera di "Clint Eastwood" come regista e devo dire che non mi sembra una delle sue più riuscite.
La storia è sicuramente commovente e forse, a parziale scusante, bisogna dire che non è certo facile trattare un tema come l'apartheid senza scivolare nella banalità e nella retorica, come spesso invece Hollywood ci ha abituato su argomenti così scottanti.
Utilizzare il mezzo sportivo poteva sicuramente essere un aiuto, non del tutto sfruttato, ma anche un grosso limite, alla fine infatti gli accenni a un problema così importante risultano superficiali.
Quello che si apprezza risulta così essere la fotografia e a mio modesto parere, il realismo delle scene di rugby.
Merito va dato, senza ombra di dubbio, all'interpretazione di quel bravo attore che è "Morgan Freeman" il quale riesce sempre ad essere convincente anche quando è stato impegnato in pellicole puramente commerciali.
Per quanto riguarda "Matt Damon" l'ho trovato gonfio come un culturista anabolizzato, certo doveva fare la parte del ragazzotto massiccio, ma forse di steroidi ne ha presi troppi.
Il messaggio del film però arriva, lo sport può veramente essere un'arma di coesione potente, in grado di sconfiggere le divisioni che odio, religioni, politica da sempre operano sul genere umano.
In conclusione analizzando tutti i parametri questo film merita *** stelle e nulla più!      
Per un altro punto di vista vi consiglio la lettura di questo articolo, nel quale potrete anche leggere la bellissima poesia di "Henley" citata da "Mandela" alias "Freeman" nel film.        

venerdì 5 marzo 2010

V - VISITORS

Sono passati 25 anni dal loro primo arrivo e stasera sono tornati!
Questo remake non sembra discostarsi molto dalla serie originale, certo essendo solo la prima puntata è forse presto per dare un giudizio definitivo, ma la trama sembra sempre la stessa,  i cari americani si svegliano un bel giorno e vedono arrivare gli enormi frisbi anche se, a dire il vero, non sono esattamente circolari come i precedenti  e dall'alto paiono un guscio di tartaruga preistorica.
Ovviamente il guscio che arriva sulla Nuova Yorke guarda caso, di tutti quelli giunti sulle principali città della terra, è proprio quello dove sta il grande bubba dei visitatori .

lunedì 1 marzo 2010

DOVEVA CHIAMARSI "ANIME"


La mia modesta collezione

Questo blog nelle intenzioni iniziali doveva essere intitolato Anime, parola che avrebbe dovuto e rappresenta tuttora per quel che mi riguarda le persone che sosteranno per caso o per imbeccata su queste pagine e che spero, saranno stimolate a lasciare una traccia, seppur piccola del loro passaggio, postando una loro riflessione e per far questo, badate bene, non è necessario essere anime affini...
La mia scelta è poi ricaduta su "Wham! Bam! Thanks!" e le ragioni sono state ampiamente descritte nel primo articolo da me postato.
Anime è però un termine caro, perché rappresenta i dolci ricordi della mia infanzia, quando i raggi gamma e l'alabarda spaziale allietavano i miei pomeriggi di fanciullo trasportato in mondi fantastici e in epiche avventure. Di questi ricordi mi è rimasta una grande passione che è il collezionismo dei modellini Die-Cast, ossia la rappresentazione in metallo dei Robot delle serie televisive giapponesi arrivate in Italia negli anni '70 e '80 e per estensione, più in generale, anche sul paese del "sol Levante".

LA SINDROME DI STOCCOLMA

Giacché siamo a inizio mese tanto  per cominciare ecco un argomento leggero, la sindrome di Stoccolma.
E' questa una condizione psicologica nella quale una persona vittima di un sequestro può manifestare sentimenti positivi (in alcuni casi anche fino all'innamoramento) nei confronti del proprio rapitore.
Talvolta è citata anche con riferimento ad altre situazioni simili, quali le violenze sulle, donne o gli abusi sui minori e tra i sopravvissuti dei campi di concentramento.
Nella terminologia dei meccanismi di difesa secondo Anna Freud, coincide con l'identificazione con l'aggressore.

Nella  filmografia esistono svariati riferimenti a questo malessere dello spirito, uno degli esempi più riusciti, certamente, è quello raccontato nel film "Il Portiere di Notte".
Non voglio però illustrare la trama di quest'ottimo film, né tanto meno discuterne, ma riflettere se sia poi così remota la possibilità di subirne gli effetti, anche se non agli estremi della definizione, nella nostra comune vita e se i carnefici alle volte si sia proprio noi stessi.
Secondo il mio modesto parere la risposta a questo quesito è "SI", il carattere di ognuno di noi, come sappiamo, si plasma prevalentemente negli anni dell'infanzia e dell'adolescenza, anni in cui siamo molto ricettivi e dove la fonte prima del nostro apprendimento alla vita viene dalla famiglia.